463 provvedimenti. Ma non volle consentirvi il Rospigliosi, e si partì. Allora il Morosini mandò al venir mostrandosi disposto ad entrare in trattative e col disegno ardito ma generoso di tramutar la capitolazione in trattato di pace, disegno che passava i limiti dei generalizii poteri ma di cui egli assunse a proprio pericolo la malleveria, pronto a sacrificare anche la propria testa pel maggior decoro della patria. Focene avvertire anche il cav. Luigi Molin, mandato l’anno innanzi dal Senato con commissione di continuare nei maneggi di accordo, senza che i suoi poteri si estendessero alla cessione di Candia. « Ma veduti cader affatto estinti i nostri disegni, così scriveva il proveditor generale Bat-tagia il 14 settembre 1669 da Candia, senza modo di poterli far poi risorgere, ha creduto la consulta convocata dalla zelantissima prudenza dell’eccellentissimo sig. capitan generale che produrressimo noi, lasciando perir 1’ armata, maggior danno alla patria di quello le procurino li nemici et esser capo di pubblico bene non sagrificar nelle mani della loro crudeltà queste restanti vittime, che con gran cuore si sono esposte per il servitio di Vostra Serenità, ma doversi pensare ad indurre l’inimico a condizioni più discrete che sia possibile per lasciarci uscire dal porto ; et in questa conformità ne seguì la deliberazione .... « Viveva dunque la risoluzione di dover con Turchi capitolar la resa della piazza, sforzati dalla violenza della sorte, et una tanta perdita riceveva il tributo d’amarissimo pianto, mentre l’eccellentissimo sig. capitano generale fisso nel desiderio non solo di conservar il decoro dell’ armi pubbliche, ma di temprar 1’ amarezza di questo veleno, richiamò la consulta e propose di ricercar a’ Turchi la pace, e senza mostrar le nostre piaghe, condescender con reputazione per aquistar questa anco alla cessione della piazza, che non si può già più toglier dalle loro mani, quando