418 to e dell’ acqua per modo d’impedire assolutamente 1’ uscita alla flotta turca, fu da alcuni proposto risolutamente al Senato che il Riva entrasse nei Dardanelli, penetrasse fin sotto Costantinopoli, incendiasse la flotta, battesse la capitale, distruggesse in particolare con fuoco e colle bombe 1’ arsenale, ottenesse infine nella capitale stessa i patti della liberazione di Candia. Bello e ardito proponimento, ma che spaventò i più cauti, i quali opponevano la scarsità delle forze, la qualità de’luoghi, l’incertezza de’ venti, le difficoltà del suocesso e riuscirono a far prevalere il divisamento di tornare anche per quest’ anno semplicemente alla chiusa de’ Dardanelli. Intanto il capitan generale Mocenigo correva 1’ Arcipelago esigendo tributi, minacciava la Canea dove avea riacquistato la fortezza di s. Teodoro (1), faceva uno sbarco a Malvasia ; da Venezia mandavansi ambasciatori ai Cosacchi del Don eccitandoli a’ danni de’ Turchi, ma senza effetto. La flotta turca profittando del verno del 1660 mentre il Riva erasi ridotto a Venezia a rattoppar le sue navi che aveano molto sofferto, uscì da’ Dardanelli grossa di sessantaquattro galere, sei galeazze, ventiquattro vascelli e moltissime saiche e dirigevasi per consiglio di Mustafà rinegato friulano il 21 giugno 1651 alla volta del Golfo con intenzione di entrarvi, portando da per tutto strage e terrore. Ma la sera del 7 luglio incontravasi colla flotta veneziana vicino all’ isola di Paros (2). Impiegata la notte dall’ una e dall’altra parte a raccogliere le sparse navi, ordinò l’indomani il Mocenigo a Girolamo Battaglia almirante di spingersi avanti con quattro barche a riconoscere il nemico, il che egli non solo eseguì puntualmente, ma investito più volte passò e ripassò tra le file dei Turchi causan- (1) Andrea Valier, della Guerra di Candia, L. IV. (2) Descrizione del fatto 10 luglio 1651, Cod. CCXI, fu anche stampata.