664 ponti vicini e le adiacenti rive erano affollati d’immensa moltitudine plaudente ». Non ostante che la vita in Venezia fosse per così dire una continua festa, non era però ancora l’amor del divertimento giunto a tale nel secolo XVII da far rifuggire da ogni laudabile fatica, e dalla coltura de’buoni studii, sebbene il corrotto gusto geuerale d’Italia fosse penetrato a guastare anche i veneziani ingegni. Dacché l’Italia serva perdette l’impulso naturale che veniva alle lettere ed alle arti dai bisogni intellettuali, dal fervore del sentimento religioso e politico, lettere ed arti si posero (tranne poche eccezioni) al servizio de’ principi e de’ signori, si fecero non più educatrici della nazione, ma ministre de’ piaceri e del gusto di quelli. Ed essendo allora interesse dei potenti abbagliare il popolo con lo sfoggio d’ una magnificenza senza pari, avendo bisogno di occupazione per sollevare sé stessi dalla noia d’ una vita inerte, pesante di sociali etichette, chiamavano intorno a sé scrittori ed artisti, e allogavano loro grandiose opere, nelle quali voleano fosse novità, ricchezza, soddisfazione de’ sensi o della vanità ; parecchie volte imponendo eglino stessi il proprio gusto al pittore, allo scultore, all’ architetto, e il vero bello si corrompeva. I lavori del così detto barocco ci sono testimoni di una società ricca, splendida, ma frivola; ci presentano una varietà, una magnificenza che sbalordiscono, e siccome in mezzo a quei grandi traviamenti non può negarsi che. non tralucano anche grandi ingegni, tanto più siamo mossi a deplorare le aberrazioni del pensiero, e le esterne influenze che lo fecero forviare (1). Dalle principesche corti adunque, dai palagi dei gran signori, dalla ostentazione e dalla vanità spagnuola, dalla (1) Vedi Selvatico, Storia estetico-critica delle arti del disegno, Naratovich, 1856.