4B3 alla fine dell* anno ne spedi sotto il comando di Enrico Ulrico di Chimensech ; mandò il gran duca di Toscana un reggimento, mandò il duca di Milano cinquantaquattro botti di polvere, altrettanta ne fornirono i Lucchesi ; alcune munizioni e danaro inviò altresì qualche principe di Germania. Con tali sussidii inferiori certamente di gran lunga al bisogno, osserva il Nani, si aperse la campagna del mille seicento sessanta otto, o continuò piuttosto la precedente, solo dall’ inverno e per la comune stanchezza interrotta, non sì però che frequenti avvisaglie ed esplosioni di mine di tempo in tempo non succedessero. Nei primi giorni di marzo, il vezir meditando togliere 1668. ai Veneziani in Candia l’opportunità dei viveri, fece tacitamente uscire una squadra per battere quella con cui Lorenzo Cornaro scorreva le vicine acque, incaricandone Chalil Pascià, e con lui Durac famoso corsaro, coll’ ordine di tenersi in agguato, sorprendere le navi veneziane, portarsi poi alla Standia, e occupato uno dei porti, fortificarsi, incendiare e distruggere i legni della Repubblica. Ma penetrato dal Mo-rosini il suo pensiero, uscì prestamente di Candia, e unite venti galee si spinse nella notte del sette di marzo a quella volta, per modo che soprafatti i Turchi, i quali crederono essere il Cornaro con la solita squadra, gli assalì con gran forza e pari coraggio. Riusci aspro e duro il combattimento, reso più tremendo dall’ orror delle tenebre. Due galere nemiche che assalito aveano la Reale della Repubblica vennero in mano dei Veneziani ; Durac stava per occupare la galea di Nicolò Polani, quando occorsovi il Mo-rosini a lume di torcia fece nella nemica entrar le sue genti. A quell’ improvviso splendore, creduto di fuochi artifi-ziati, tale tu lo sbigottimento dei Turchi, che caduto estinto Durac, fatto macello della milizia, restò ai Veneziani la vittoria, e con essa vennero in loro potere cinque galere,