67 ultimazione dell’ accordo ninna co^a sarebbe per lei fatta relativamente alle due leggi che potesse dar disgusto a Roma, a patto però che anche dalla parte degli ecclesiastici non venisse operata cosa alcuna contraria ad esse leggi, il quale impegno del Senato non dovesse correre se non dal momento della piena sicurezza che ogni vertenza fosse stata definita, altrimenti avrebbe a tenersi come nullo e non mai incontrato. Circa poi a’ Gesuiti, dicevasi che il decreto contro di loro era stato fatto due mesi dopo la loro partenza e per altre colpe, laonde essendo cosa a parte e di natura diversa, non poteva nè doveva esser compresa nella materia che allor si trattava (1). Con queste proposizioni recavasi lo stesso Cardinal di Giojosa a Roma ove, sì doppia era la condotta di Spagna, che il pontefice stesso confessavagli, trovarsi da più giorni posto in croce dagli Spagnuoli e dai cardinali (2)*; e il cardinale Dolfin scriveva da Roma dei molti officii fatti dagli Spagnuoli e dai cardinali per isturbare l’accordo (3). Il 10 aprile tornava il cardinale da Roma, e riferiva come eragli alfin riuscito di superare tutte quelle difficoltà che da’ mali officii d’altri gli erano state suscitate, che avea avuta parola da Sua Santità di levar le censure eseguendosi dalla Repubblica quanto era stato convenuto, ma che sopra due punti insisteva, 1’ uno della partenza dell’ ambasciatore da Venezia alla volta di Roma prima che fossero levate le censure, promettendo però di toglierle prima del suo ingresso a Roma, e l’altro dei Gesuiti ; quanto al primo il Giojosa avendo dichiarato che la Repubblica non consentirebbe giammai che al suo ambasciatore non venisse fatta ogni onorevole dimostrazione fino dal suo entrare nel (1) Cod. MDCLXXXIX. (2) 29 Marzo ib. 1607 e Cod. Cicogna 1799. (3) Cod. Cicogna 1799. Vol. VII. 8