491 dell’ armata dalla peste, mentre assediava e prendeva in quello stesso anno Oastelnovo in Dalmazia (1). La viva riconoscenza de’ suoi concittadini era sprone al Morosini a nuove imprese, richieste anche dalla necessità di assicurare gli acquisti già fatti. Cosi nuovi allori ei coglieva nella conquista di Misistra, l'antica Sparta, capitale della Laconia, e di Atene capitale dell’ Attica. Quai nomi, quali rimembranze ! Bombardavano i Veneziani Atene, quando una bomba caduta nell’ antico tempio di Minerva, il Partenone, che i Turchi aveano tramutato in conserva delle polveri, causò la ruina di quel sontuoso edificio, perdita inestimabile per l’arte e che non poteva non amareggiare la dolcezza del trionfo al Morosini il quale gentilmente allevato al bello, al sentimento artistico in Venezia ove tutto 1’ ispira, non potè astenersi dall’esclamare : 0 Atene o delle arti cultrice, quale sei ora ridotta ! (2). Volse tosto il pensiero a salvare almeno dalla distruzione o da mani rapaci e mandare alla patria i leoni che ancor si vedono innanzi alla maggior porta dell’Arsenale (8) ; il nome del conquistatore fu posto a degno ricordo di gloria, sul grande ingresso di quel monumentale stabilimento (4). Nel descrivere tante vittorie ci crediamo trasportati di nuovo ai" più bei tempi della Repubblica, la riconoscenza di Venezia al suo eroe non trovava modi bastanti a degnamente manifestarsi, e morto il 21 marzo 1688 il doge Marcantonio Griustinian, fu coll’unanimità dei suffragi chiamato a succedergli Francesco Morosini il Peloponnesiaco (3 aprile 1688). (1) Da qui la visita del doge, continuata*dalle magistrature anche al di d’ oggi alla Salute il giorno di s. Antonio. <2) Ant. Arrighi, de vita et rebtis gestii Fraudaci Mauroceni. (8) Le iscrizioni che portano furono riconosciute runiche e de-ciferate dal Rafn. 4) Francisco Mauroceno Peloponnesiaco 1688.