63 di Dio (rispondeva il doge all’ ambasciatore francese (1) che gli diceva come si maneggiava per alcuni di farlo incorrere nella taccia di eresia) ci troviamo in questa età di settant’anni e abbiamo vissuto con quella religione che ricevessimo nel battesimo ; queste voci malediche non ci offendono per noi, ma solamente per la Repubblica, poiché conosciamo non esser sparse per altro che per ferire il nostro governo e per metter diversione quando potessero, ma speriamo nel Signor Dio che quelli loro maligni pensieri non haveranno effetto ». E all’ambasciatore di Spagna (2) : « Inducasi (il papa) fino a dire che siamo calvinisti. Che vuol dire calvinista ? Siamo tanto cristiani quanto il papa e cristiani moriremo et buoni cristiani al dispetto di chi non vorria » (3). Continuava nel medesimo tempo un movimento straordinario nella diplomazia, tutti gli ambasciatori assediavano il Collegio con proposizioni di accomodamento, tutti venivano con offerte, con proteste di amicizia, non escluso lo stesso ambasciatore di Spagna, il quale continuava nel suo doppio gioco, e mentre il Fuentes era fomite all’ incendio in Italia, alla corte di Madrid si spiegavano altri sentimenti, e si affettava almeno volere la pace. I più operosi però erano gli ambasciatori d’Inghilterra e di Francia, il primo colle bona scrivesse e inviandogli la scrittura del Bellarmino contro Gio. Gerson facesse per modo che gli fosse risposto. (1) Codice MDCLXXXIX 30 mag. 1606. (2) Esposizioni Roma 11 sett., p. 11. (3) Non so su quali basi si vada asserendo d’ una inclinazione del governo della Repubblica al protestantismo. Ciò è pienamente smentito dalle tante e solenni dichiarazioni del doge e del Senato anche durante l’interdetto. Liberi pensatori ve ne saranno stati, ma non si ha memoria, ch’io mi sappia, d’ una famiglia nobile fattasi protestante. Il governo voleva esser libero nelle sue azioni politiche, voleva il clero a sè soggetto, ma senza staccarsi da Roma, e l’esercizio concesso ai protestanti del loro culto era una conseguenza del principio di tolleranza sempre seguito dalla Repubblica.