164 mandavalo alla vigilanza del Residente (1). Stese colà, traditore alla patria, una importante scrittura piena di molti avveduti consigli sul modo di prender Venezia e designava mandarla al re di Spagna, ma caduta intanto la fortuna di Ossuna, cambiato pensiero, tanto fece che ottenne di poter restituirsi a Venezia, e quella medesima scrittura presentò pentito agl’ Inquisitori rivelando invece le macchinazioni spagnuole e suggerendo i mezzi più acconci a sventarle (2). Tale era la condizione di Venezia nei due primi de-cennii del secolo XVII, in cui per gli accennati disordini tra i suoi nobili cominciava molto a declinare dall’ antica riputazione e grandezza (3), in cui se la delazione e 1’ accusa spesso colpivano il reo, potevano altresì per altrui odio o tristezza, accumulando false prove e testimonianze, ruinar l’innocente, e ciò avvenne nel tremendo caso di Antonio Foscarini, che svisato come tant’ altri da poesie, da drammi, da romanzi e da qualche più grave scritto altresì, domandava speciali studii, e tanti sono i documenti che ci riuscì di raccogliere ne’ pubblici e privati archivii, in Venezia e fuori, da poterne dare la storia con più di verità e di particolari notizie che non fu per alcuno fatto finora. Nacque Antonio Foscarini il 5 agosto 1570 dal cav. Nicolò e da Marietta di Antonio Barbarigo (4), studiò in Padova ed abilitato nell’ età di venticinque anni agli uffici della patria entrò nel 1597 Savio agli Ordini, magistrato deputato alle regioni della marina ; andò poi nel 1601 con gli ambasciatori Dolfin e Priuli in Francia, alla corte di Enrico IV (5). Tornato a Venezia fu nominato (1) Secreta Senato 11 settembre 1619, p. 83. (2) La scrittura esiste tra le carte degl’ Inquisitori. (3) Cod. MDCLXIV. (4) Cappellari, Campidoglio Veneto, alla Marciana. 0 11 Dolfin fu poi cardinale, il Priuli doge.