624 ziarii però avanzavano intanto le cose proprie, e ridottele a termine gli protestarono la necessità della pace, l’opportunità dell’ occasione, e che se egli persistesse nel non aderirvi, dovrebbero essi intanto provvedere ai propri interessi. Scriveva in tutta fretta il Ruzzini al Senato per le necessarie istruzioni, nè ora ancora tornato il corriere, che già gli alleati, spirato il termine promesso a’ Turchi, aveano segnato il 26 gennaio i loro particolari trattati, del che informava il Ruzzini il suo governo nei seguenti termini (1). « Per evitar i casi della competenza precorse nel giorno de’ 24 la segnatura del Moscovita, e allJ* dieci di questa mattina sta per eseguirsi quella dei Cesarei e del Polacco in forma pubblica e con le porte aperte, e con lo sbaro del cannone di Peter-varadino e di Belgrado. Volendo il destino e il decreto della Provvidenza che non possa andarvi unita anco quella di Vostra Serenità, che più di tutte meriterebbe di esservi congiunta e indivisibile,'altro vantaggio non s’è potuto collo sforzo di tutte le diligenze ottenere, se non che si sciolga immediate il Congresso, ma si trattenga la partenza dei Turchi quando già dissero volerla eseguire subito che avessero segnato». Continuava narrando, come vani fossero riusciti tutt’ i suoi sforzi per indurre i mediatori ad ottenere qualche dilazione affine di poter segnare una pace universale, evitando di dar a scorgere a’ Turchi tale separazione d’interessi a pregiudizio dell’ avvenire e ad aumento di loro pretensioni. Ma tutto fu vano, solo formularono i plenipotenziarii un trattato anche per la Repubblica in sedici articoli, salva sempre la sua approvazione. Per essi statuivano oltre ai confini della Morea già dal Ruzzini approvati, lo sgom-beramento di Lepanto, la demolizione dei castelli ai Darda- (1) Gennaio 1699, Dispacci.