495 limitare i privilegi, stabilire il numero delle città, e dichiarare i soli veri cittadini partecipi de’ diritti di quelle. Nè buoni erano i provvedimenti commerciali. La Mo-rea forniva lane, cotoni, seta, grani, olio, uve passe, cera, cordovano, ma tutti codesti generi dovevano, secondo la massima dell’ antica politica coloniale, far capo a Venezia per poi da colà diffondersi in tutto il resto del mondo. Durante la guerra si erano concessi indulti che molto giovarono al paese, ma erano cose precarie, eccezionali, ed i Proveditori insistevano che fosse presa una risoluzione di massima. « La principal fonte della prosperità, scriveva Grimani, è il commercio. Solo libertà e sicurezza possono promuoverla, l’una dipende dalla sicurezza de’mari, l’altra dal corso ovunque libero del traffico. L’ imposta nella introduzione ed esportazione offre assai maggiori vantaggi che tutto il concentramento del commercio nella capitale». Qualche cosa si fece in questo senso (1), ma assai poco, e la conseguenza ne fu che i mercanti inglesi e francesi si volsero di preferenza alla Turchia, e gli abitanti perdettero un ricco frutto dei loro prodotti, che era ben lungi dall’ esser compensato dai loro rapporti commerciali con Venezia. Cercò la Repubblica d’introdurre in Morea manifatture, specialmente il lavoro delle stoffe di seta, ma poco potevano prosperare per la gelosia delle fabbriche veneziane. Consigliava altresì il Proveditor generale Grimani s’introducessero le poste, s’istituisse in ogni provincia uu archi- (1) «La sapienza pubblica lo ha ben compreso quando sopra le mie zelanti umilissime rimostranze, levando ogni impedimento al commercio, assentì libera da farsi a’ forestieri tutta sorta di estrazione ». Propone si faccia anche per gli oli e i frumenti, e la libertà del commercio sia decretata definitivamente per tranquillale gli animi. Relaz. Angelo Emo 1708. Nel 1711 Marco Loredan eccita a incoraggiare la fabbricazione dei vini nazionali, e a promuovere l’aumento della popolazione.