312 Tale era l’amicizia di Francia ; la Repubblica dopo essersi messa in tanta impresa confidando nelle sue promesse di soccorso e di appoggio, dopo aver perseverato fino al-1’ ultimo con immensi sagrifìzii, vedovasi ridotta a mendicar dalla generosità del Cristianissimo di essere compresa nella pace, e tuttavia nella necessità di non istaccarsi da lui e di lusingarlo, perchè se volta si fosse all’imperatore, invano avrebb’ ella sostenuto fino allora tanti sforzi, e avrebbe veduto stabilirsi in Italia quella^ signoria tedesco-spagnuola, che da tanti anni ella si affaticava ad allontanare. Generoso fu il pensiero di lei e patriottico, la vergogna di chi la tradì. Il 18 ottobre Brulart e il padre Giuseppe segnavano a Ratisbona un trattato pel quaie l'imperatore avrebbe conceduto al duca di Nevers l’investitura di Mantova, otterrebbe il duca di Savoia, Trino e altre terre nel Monferrato da costituire la rendita di diciotto mila scudi annui, il resto con Casale tornerebbe al duca di Mantóva ; si ritirerebbero i Tedeschi dall’ Italia, solo ritenendo Mantova con le fortezze e la terra di Canneto fino all’adempimento dei patti ; si ritirerebbero egualmente i Francesi ; e fatta dai Tedeschi la restituzione, restituirebbero anch’ essi Pinerolo, Bricherasco, Susa e Avigliana; obbligavasi inoltre l’imperatore a sgomberare dalle terre dei Grigioni occupate dalle sue armi ; la Repubblica di Venezia era inchiusa nel trattato, ma in modo vago, e per nulla onorevole nè rassicurante. Difatti 1’ articolo era del seguente tenore : « Per la Repubblica di Venezia essa è admessa per gratia a goder del benefìcio di questa pace ed alle instanze del re Cristianissimo, con queste due condizioni però, 1’ una che debba far un capitolo come quello della Francia di non assistere li nemici dell’ imperatore, l’altro che in caso che in Italia si fosse fatto un trattato nel quale non fosse stata compresa, s’intendi restar esclusa et questo capitolo nullo». L’ambasciator Contarini