255 nizioni, nè viveri, nè accordo (1), e metteva tutto in opera per conservare in vigore l’alleanza con Venezia. Il Fuentes dal canto suo metteva innanzi nuove proposizioni, e domandando ai Grigoni che s’impegnasseso a non dar passo a gente di guerra che venisse in Italia, quando fossero avvisati essere quella diretta a danno del Milanese, offerivasi di confermare in cambio le antiche convenzioni coi duchi di Milano, prometteva buona vicinanza, e di non dar egli neppure il passo ad alcuna truppa a lor danno ; avrebbero libero il commercio, facoltà di ritrarre da Milano maggior quantità di grano e vino che per l’addietro, sospenderebbe il lavoro del cominciato forte. Allettati da questi vantaggi, gli ambasciatori Grigioni acconsentirono al trattato con non lieve disgusto della Repubblica, che continuò a maneggiarsi perchè almeno gli antichi trattati fossero riconosciuti. Il popolo stesso dei Grigioni non approvò quanto fatto aveano gli ambasciatori, e la cosa si prolungava ancora nel 1605, quando il 12 novembre la dieta eccitava i Grigioni alla ratificazione, salvi sempre i precedenti capitoli con la Repubblica e con Francia. La Spagna intanto minacciava, la I rancia diceva esser pronta agli aiuti ma voler prima ordinato quel loro scomposto governo per cui non sapevasi con chi trattare (2) ; Venezia avvolta allora nelle sue contese con Roma, chiedeva sussidii di gente, anziché darne (3), e a forza di maneggi ottenevali (4). Così continuavano parecchi anni le cose, nè Spagna perdeva mai d’ occhio la propostasi meta di aggiungere quel paese al proprio dominio, o di averlo almeno ligio ai suoi voleri. I Valtellinesi stessi gliene porgevano propizia (1) Dispacci 10 febb. 1603/4. (2) Dispacci 10 maggio 1606. Antonio Vincenti. (3) Dispacci 31 luglio 1606. (4) Ibid. 4 dicembre.