440 cernente la Repubblica nella difficile lotta ; infiniti essere, imprevedibili gli umani eventi, e quando pure alfine il nemico avesse ad impadronirsi di Candia, conforterebbe Venezia la coscienza d’ aver fatto ogni possibile sforzo, rimarrebbe all’Europa la vergogna di non averla aiutata». Rimanevano a lungo perplessi gli animi, il doge stesso Bertuccio Valier rappresentando al vivo le strettezze della patria esortava alla pace, quando riprendendo a parlare il Pesaro, animò tutti alla costanza, a continuare nei magnanimi sagrifizi (1) ; ed il doge arrendendosi, per mostrare come non altro cercasse che il bene della patria, offerse pel primo diecimila ducati. Seguì tosto 1’ esempio il Pesaro con offrirne seimila, ed altri altre somme si dissero disposti a pagare, ma in effetto non furono considerevoli nè corrispondenti all’ uopo, in molti cominciando a prevalere l’avarizia e la cura del ben proprio sopra quello del pubblico. Al Ballarino magnanimamente scrivevasi (2), « troppo duro essere il partito proposto dal vezir di cedere il regno, cui ripugna 1’ obligo che ne havemo da Dio, la ragion di natura, il riguardo della religione, nè si può certamente abbandonare 1’ antichissimo e giustissimo possesso che ne tenemo. » Decidevasi adunque di continuare la guerra. (1) Il discorso del doge e la risposta del Pesaro si leggono in Andrea Valier, tiuerra di Candia, L. V. (2) Deliberazioni Costantinopoli 7 gennaio 1658.