448 gimenti sotto il comando del marchese Ville uno dei suoi generali, il cui bisavolo era stato alla battaglia di Lepanto. Il Villa otteneva dalla Repubblica il comando della fanteria sotto l’ispezione del suo generalissimo. Alla fine di gennaio si trovarono pronte a sciogliere da Paros sedici galee (al-1666. tre sette con Lorenzo Cornaro erano ancora lontane), cinque galeazze e trentacinque navi con altri legni minori portanti più di mille cavalli e nove mila fanti da sbarco destinati a rinforzar Candia. Ma durò un mese intero la pertinacia dei venti contrarii che trattennero la flotta a Paros, poi ad Antiparos, e s’era finalmente messa in viaggio^ alla fine di febbraio, quando sopravvenne fiera burrasca, indi densa nebbia che coprì l’aere, per modo che poco mancò la flotta non si disperdesse o rompesse nell’ entrare in Suda. Ma neppur colà ebbero riposo le flagellate milizie, chè cadde tanta copia di neve e poi pioggia dirotta con tal furia di venti che parea sconvolta la natura del clima e tutto congiurare a’ danni de’ Veneziani. Ad ogni modo soffrendo ogni ingiuria sbarcarono tremila uomini sotto il tenente generale dell’ artiglieria Vertmiller e il giorno seguente prese terra il Villa con tutto l’esercito sotto un cielo che diluviava, sopra un terreno molle e fangoso sul quale non che operare, a mala pena potevano reggersi in piedi, onde con isforzi incredibili e non lievemente insultati dai Turchi poterono alfine ridursi in Candia. Non meno operosi si mostrarono i Turchi nel mandar anch’essi rinforzi, anzi lo stesso gran vezir recavasi alla Canea ben mostrando come era sua intenzione di ridurre alfine a termine quella lunghissima guerra. Trattenutosi tutto l’inverno in Canea applicò interamente l’animo a’modi più opportuni per prender Candia. Raccolse numerosissimo esercito, fece fondere immensi cannoni, e sebbene alla vista dell ampiezza della città, della mole delle fortificazioni