136 venuto in Venezia per comandamento di Lesdignières e ricercato dall’ ambasciatore veneziano a Torino, Antonio Donato, e che non avrebbe mancato al dover suo, l’ambasciatore si acquietò, lo tenne seco a pranzo, poi lo condusse al palazzo dell’ ambasciatore di Spagna, dal quale chiesto perchè non fosse restato piuttosto a Milano, francamente gli rispondeva essere francese e che francesi non servivano spagnuoli, al che il Bruslart osservò esser egli nipote di Lesdiguières e per conseguenza luterano, e cominciò a diffondersi negli elogi del Bedmar dicendolo buon cavaliere, de’ principali di Spagna, che faceva grandi cortesie in particolare ai Francesi, cui dava anche danari e li mandava a Napoli e a Milano. Tuttavia il Juven non si lasciò sviare, anzi evitando ogni ulteriore incontro col Bedmar, continuava a trattare della sua condotta a’servigi della Repubblica. Avvenne intanto ch’egli si stringesse in amicizia con altro francese di nome Moncassin, il quale dopo qualche tempo, sperando guadagnarlo alla congiura, lo mise a parte di essa, lo presentò anzi a Giacomo Pierre e gli fece dare comunicazione d’ uno scritto contenente il modo e 1’ ordine con che i congiurati dovevano procedere e eh’essi chiamavano i loro capitoli. Il Juven che di retto animo era, inorridì all’ abbomi-nevole macchinamento, pure dissimulando fece mostra di aderire, ma procacciatasi 1’ opportunità- svelò ogni cosa al N. U. Marco Bollani (1), poi un dì fingendo aver a trattare col doge della finale conchiusione della sua condotta, si recò insieme col Moncassin al palazzo, ove quando furono nella sala, il Moncassin, preso sospetto, domandò al compagno ove lo conducesse. Al che 1’ altro, affidandolo alle guardie, gli disse : « Vado a domandar licenza al doge di (1) Lettera di questo al Cons. X, domandando aumento dell’assegnamento fattogli 6 feb. 1GL9, Parti segrete.