97 naie, poi tentò avere per danaro Casale, infine procurò di ottenere che la figlia e la nipotina si sottraessero da Mantova per ridursi in luogo di sua appartenenza, od almeno dipendente da Milano. Opponevasi a tale allontanamento con buone ragioni il Cardinale e a tener fermo l’incoraggiavano i Veneziani (1). Allora l’irrequieto Carlo ricorreva perfino all’ Inojosa governatore di Milano, che mandò tosto a domandare le due principesse, pensando, non già al vantaggio del duca, ma di Spagna; se non che chiaritosi intanto che la vedova non era incinta, il Cardinale assunse senz’ altro il titolo e le insegne di duca, e la principessa Margherita partì per Vercelli ; restò a Mantova la fanciulla, e Carlo Emanuele che si vedeva svanire la speranza dell’ acquisto del Monferrato per la via dei raggiri, si decise a ricorrere a quella più efficace, delle armi. E rapido e veemente com’era nelle sue risoluzioni entrava colle sue genti nel Monferrato, nel tempo stesso che cercava accarezzare il governatore di Milano, il quale però più uggioso della potenza del duca e dei suoi immoderati appetiti, che non sedotto dalle belle promesse che gli veniva facendo, vedeva di mal occhio codesta sua improvvisa mossa d’armi ed avrebbe voluto impedirla. La Francia teneva in questo affare una politica dubbia e avrebbe voluto intervenire solo quando vi fosse stato qualche cosa a guadagnare; Venezia non lasciando di adoperarsi per la pace, soccorreva in pari tempo di danaro il duca Ferdinando (2), ed armava al paro degli altri principi, non potendosi prevedere ove quel movimento di Savoia potesse condurre. Così la piccola faccenda del Monferrato minacciava prendere immense dimensioni. Nella Francia stessa poco mancò non divenisse causa (1) Deliberaz. Ito ma 6 aprile 1613, p. 6. (2) 4 Mag. 1613, Delib. Roma. Vol. VII. 13