289 Imperiali, Venezia ¿lavasi con tutto impegno ad armare, e in soccorso delle armi chiamando al solito la diplomazia, procurava disturbare i maneggi di tregua tra gli Stati di Olanda e di Spagna (1) animava gli Svizzeri a perseverare nella unione per la libertà comune e a mettere in piedi dieci mila fanti e mille cavalli, mentre dalla Repubblica non mancherebbero gli opportuni sussidii di danaro (2) ; non cessava specialmente di sollecitare la Francia. La guerra infatti appariva ogni dì più inevitabile, essendo riuscite inutili le missioni del Signor di Sabran all’imperatore e le rimostranze del nunzio papale, al quale l’imperatore rispose anzi molto alteratamente, e dichiarando per assoluto non volere Francesi in Italia (3). Allora il Senato scriveva al provveditor generale in Terraferma, Erizzo, che a tenor della lega movesse in soccorso della minacciata Mantova e specialmente del paese di là del Po, il più ferace e ricco che avesse il duca, e si abboccasse con questo e con altri capitani pratici dei luoghi per prender d’accordo quei provvedimenti che le emergenze esigessero (4). Il bisogno stringeva, poiché le truppe alemanne del Wallenstein, dopo conclusa la pace col re di Danimarca, erano già penetrate condotte dal Collalto per forza nella Valtellina e da questa nel Milanese apportando ovunque la violenza e la distruzione, e continuando nella misera Italia gli orrori di cui era stata fino allora teatro la Germania. E come naturai conseguenza del sudiciume, degli eccessi, della vita brutale di quella barbara gente, e per effetto ancora di un’ annata di estr?ma carestia scoppiava la peste, quella peste così magistralmente descritta dal nostro più grande romanziere, il Manzoni. (1) 8 giugno, Secreta. (2) 30 giugno, p. 279 Secreta. (3) 28 luglio e 4 agosto 1629. (4) sett., p. 25. Vol. VII. 37