280 maneggiava rappresentandogli il vanto che gliene sarebbe venuto acquistandosi il titolo di donator di pace all’ Italia (1). « In due soli punti (2), scriveva, si restringe oramai tutto quel che di bene si possi sperare per la causa pubblica : nella riunione di Sua Altezza con Mantova, et in quella della Francia con Inghilterra. Nell’ una e nell’ altra può il sig. duca avanzarsi in posto di merito e di gloria, et il vedere quanto da queste due disunioni molti degli altri principi nell’istessa causa pubblica interessati, non solo in questa ma nelle altre provincie di Europa ricevino giattura, può eccitar la prudenza di Sua Altezza a riflettervi, non essendo possibile che una delle ruote si sconcerti, senza che tutte le altre che raggirano la mole della pubblica libertà ben fortemente per tutt’ i tempi avvenire non si scomponghi-no ». Ma egli considerando come i soccorsi francesi erauo lontani ed incerti, le armi spagnuole prossime e minacciose, non sapea decidersi a compromettere le sue sorti, e dando copertamente qualche lusinga di avvicinamelo a Francia, continuava nella sua alleanza con Spagna. Risorsero nuove speranze quando dopo la capitolazione della Rochelle (3), le cose di Francia parendo piegare a tranquillità, davano a credere che il re, o piuttosto il suo onnipotente ministro Cardinale di Richelieu, si sarebbe risolto a qualche fatto grande e decisivo in favore dei collegati. GrP intrighi di corte vennero però anche questa volta ad interrompere i disegni del Cardinale, per verità tutti rivolti all’ abbassamento della potenza austro-spagnuola e le tante sollecitazioni di Venezia rimanevano infruttuose. Pur alla fine il cardinale sappe vincere anche la nuova burrasca (1) Secreta 2 sett. 1628. (2) Ib. 9 aett. (3) Ib. 2B nov. congratulazioni al re, al ministro ecc. ed eccitamento di approfittare dello sgomento di Spagna per scendere in