488 pizj divenivano campo di ferocissime zuffe. Colà gettasi la Cettina da rupi alte quasi cento piedi con terribile rimbombo in un immensurabile abisso, e i suoi sprazzi risalgono come leggera nebbia fino nell’ adiacente valle, tanto profonda che di rado vi penetrano i raggi del sole. Due roccje immense, 1’ una coperta d’ alberi alla sommità, l’altra di nudo marmo, s’alzano come due erculee colonne a’ lati della cascata, e l’orridezza del luogo s’accresce per gli acuti stridi degli avoltoj che vi aleggiano intorno e rapiscono talora bambini e agnelli. A un mezzo miglio dalla grande cascata, ne offre la Cettina un’ altra minore, ma passato Trigl il paese cambia d’aspetto e presenta la bella ed ampia pianura di Sign, colla fortezza di egual nome sopra una collina di breccia, dalla quale la strada conduce verso i monti ad Obrovaz, e verso il mare per Clissa a Spalato. Sotto le mura appunto di Sign combatteva il 21 marzo 1685 il prò veditore Valier una fierissima battaglia, ma con esito infelice, e Sign restava ai Turchi. Compensavasi il Yalier con la presa di qualche altro castello, e con le correrie sul territorio nemico, ma il forte della guerra riducevasi ad altra parte, volgendo il capitano generale Morosini il pensiero alla conquista della Morea. Cominciava da Corone. Eseguito felicemente lo sbarco di novemila cinquecento soldati, fu tosto occupato il borgo, privata la città dell’ uso dell’ acqua, distesa la linea di circonvallazione per un miglio dall’uno all’altro mare. Dura impresa era, essendo la città ben difesa e ben fortificata, prossimo il soccorso turco. Fu designato da tre parti l’attacco, ma tanto era vivo il fuoco dei Turchi, che fu uopo ai Veneziani levarsene e concentrare in una sola parte le forze, cominciando il lavoro delle mine e il lanciar delle bombe, poi, sebbene molto inferiori di numero, decisero per la mattina del sette agosto l’assalto alle trincee. Al segnale