98 di grande mutamento, cagionando la caduta dell’ odiato Concini. Quest’uomo orgoglioso, mentre il Consiglio sembrava favorire il Gonzaga, avea osato entrare in segreti maneggi con Carlo Emanuele (1), e quando le sue mene furono scoperte, 1’ agente che n’ era incaricato fu messo a morte, ma la potenza del Concini e della moglie sulla Reggente non crollò e calmatasi la collera di Maria, il Concini, della cui ruina già i molti suoi nemici giubilavano, si trovò riconfermato nel potere, e innalzato al grado di maresciallo. Continuava intanto il duca la sua invasione nel Monferrato e già assediava Nizza, locchè diede motivo a Spagna di dichiararsi apertamente in favore del Gonzaga, e l’Inojosa faceva avanzare le sue truppe alla liberazione di quella città. Carlo dovette piegarsi pel momento alla necessità e sgombrare. Ma non per questo quietava, nè iacea mostra di disarmare come gli veniva intimato, anzi protestando che dal Governatore di Milano non gli fosse mantenuta la parola quanto alla consegna della nipote, all’amnistia che il duca Ferdinando dovea dare a quelli che aveano favorito le parti di Savoia, ai compensi dei danni, e alla decisione che tra poco avrebbe avuto a seguire delle vertenze circa al Monferrato, attendeva a farsi sempre più forte e prendeva aspetto minaccevole. Si reiteravano perciò gli ordini di Spagna che disarmasse, e a ciò pure consigliava- lo la Repubblica promettendo d’indurre il governatore a fare lo stesso (2). Quanto però alla proposta di lega fatta dal duca col mezzo dell’ambasciatore Piscina, rispondeva il Senato (3) : che una lega in quel momento avrebbe dato motivo a maggiori difficoltà e sarebbe riuscita contraria al desiderio che ognuno aveva della quiete; che i soccorsi dati dalla Re- ti) H. Martin, Tlìst. de Frante,, t. XII,£223. (2) 8 Sett. 1614, Secreta. (3) 11 Ottobre, ibid.