196 orrenda malvagità che era stata commessa, il Vano fu fatto strangolare (1) insieme col suo compagno Domenico da Venezia. Ciò per altro non bastava : bisognava restituire in faccia al mondo 1’ onore e la riputazione di buon cittadino all’innocente condannato, bisognava consolare la sua famiglia col ristorarne la fama, e il Consiglio de’ Dieci ebbe il coraggio di confessare con atto solenne il suo errore a ri- oo schio anche di scapitarne nell’ opinione universale, ebbe il coraggio di far pubblicare dappertutto l’innocenza del Foscarini. Fu questo un atto sublime, e che, sebbene non potesse restituire la vita all’infelice vittima dell’altrui calunnia, dovea provare al mondo che se l’errore potea talvolta introdursi nei giudizii dei Dieci e degl’inquisitori, non erano, come falsamente si credette ed ancora in gran parte si crede, inesorabili, e per sistema iniqui quei Tribunali. E ciò testificava uno degli stessi discendenti del Foscarini- un secolo e mezzo circa più tardi, il celebre scrittore e doge Marco, al quale certo più che ad altri avrebbe spettato di buon diritto inveire contro la ingiustizia commessa verso il suo illustre antenato. « Qual avvenimento non è stato mai quello (cosi sciamava egli un giorno in una animatissima aringa a favore degl’inquisitori) (2), del cav. Antonio Foscarini dal qual discendo, che è andato soggetto a supplizio di morte e poi è stato scoperto innocente! Tengo per domestica tradizione la grata e tenera memoria di quel giorno 16 gennaio 1622 (m. v.) quando è stata dichiarata nel Maggior Consiglio con solenne Parte e poi resa nota a tutte le corti, la tragica vicenda accaduta sopra un cittadino che aveva sostenuto le prime dignità della patria. E stato allora (1) « Hora li testimonii sono stati presi et hanno confessato che quanto hanno detto contra detto Foscarini tatto esser falso. Dispaccio dell ambasciatore piemontese 18 gennaio 1S23. » (2) Ct. B. G-aspari sulla tragedia del Niccolini. Venezia 1827.