293 Un altro giorno il cardinale disse all’ambasciator veneziano Giovanni Soranzo (1) in presenza del ministro Sciom-berg e del Mazzarino : « Mandai da V. E. ier sera Servien, per darle parte di quello mi ba esposto Mazarini et ho inteso la sua prudente risposta, con la quale io mi conformo puntualmente. Ben mi pare di doverle dire che se imperiali e Spagnuoli si vogliono ridurre a una buona pace ciò seguirà dando Cesare l’investitura al duca di Mantova di tutti li suoi Stati, col ritirarsi imperiali in Germania e Spagnuoli altrove, lasciando nello stato di Milano li soli ordinarli presidii, col poner Grigioni in libertà riducendo la Valtellina e quelli passi nell’antico posto. Se al mio arrivo in Italia mi sarà offerta questa buona pace e che vi sii la soddisfazione dei collegati, l’incontrerò volentieri per divertir la guerra ». ÀI che il Soranzo rispose : che sarebbe stato meglio dirgli che egli arriverebbe in breve a Casale ed ivi attenderebbe quello gli fosse esposto. Disse Sciom-berg : « Questo è il medesimo, perche se al nostro arrivo in Casale ci sai’à portata una buona pace e di soddisfazione della Serenissima Repubblica, non la dovremo noi accettare ? — Sì signore, soggiunse il Soranzo, ma lasciamo che loro si lambicchino il cervello e stii il signor cardinale sulla proposizione già stabilita di non voler udire alcuna cosa che giunto in Casale, che sarà risposta più propria, più degna e più vigorosa». E mentre stavimo sopra questo discorso, continua 1’ ambasciatore nel suo dispaccio, fu avvisato il si- che gli dimostra tuttavia il cardinale raddolcirà le sue piaghe ; seben qualchedun de’ suoi comincia a dir molto chiaramente ch’egli ritornando mostrerà ordine secreto del medesimo cardinale datogli nel tempo che il re ammalato gravemente a Lione dava poca speranza di sua salute, di aggiustar la pace ad ogni prezzo. Non credo però che il Cappuccino ardirà tanto, quando anche avesse ricevuto ordini tali de’ quali non arrivo finora a penetrar riscontri sicuri. (1) Dispaccio 30 gennaro 1650, da Lione.