555 premura posta dall^ Chiesa stessa a tanto più impressionare per gli esterni ornamenti il popolo cattolico, quanto più si andava diffondendo il protestantismo, derivava il nuovo gusto, detto del seicento. Fu allora che venne preso il gonfio pel sublime, che i giuochi di parole, i bisticci si chiamarono leggiadrie, le figure più ardite, più stravaganti si dissero eloquenza ; che negli elogi specialmente 1’ ampollosità, 1’ esagerazione, il ridicolo toccarono 1’ estremo. Fu allora che Alessandro Vittoria, allontanandosi dagli insegna-menti del suo maestro il Sansovino, lasciò libero il freno alla fantasia ed architettò la cappella del Rosario a’ ss. Giovanni e Paolo, il palazzo Balbi alla svolta del Canal grande, la scuola di s. Girolamo, ora residenza dell’Ateneo ; Bal-dassare Longhena veneziano, sotto la protezione del nobile Duodo suo mecenate, studiosissimo dell’ architettura, ado-prò la sua arte nella edificazione della chiesa della Salute, del palazzo Pesaro, di quello del Rezzonico, infine della facciata dell’ Ospedaletto, che mostra fin dove possa giungere l’arte, quando si propone ad unico scopo il capriccio e la sconcezza (1). Il medesimo gusto corrompeva anche la pittura, e apriva la via al manierismo dei Caracci, di cui facevasi imitatrice la scuola veneziana, surrogando l’esagerazione al buon disegno e alla castigatezza del classicismo. E come le arti, così si guastavano le lettere, benché vantassero anche queste nel secolo XVII non pochi distinti cultori in Venezia. Difatti dell’ amor posto dai Veneziani agli studi fanno testimonianza, oltre gli scritti pubblicati, e il gran numero degli inediti, non solo le tante Accademie pubbliche, ma le aperte eziandio nelle case de’ varii patrizi, nelle quali, in que’ tempi specialmente, in cui scarsi erano i mezzi di (1) Selvatico, Studi sull’ architettura ecc.