394 italiano ; perchè, mentre non possede altro stato, sposerà gl’ interessi di quella provincia ; tutti li principi di essa sa-® ranno per proprio interesse obbligati di tener mano alla sua sussistenza, e Spagnuoli scacciati una volta non avranno più modo di poter molestarlo ; così esclusi da Napoli li Spagnuoli, et espulsi eziandio da’ principi italiani dal Milanese, la guerra sarà finita per consumatione ». Il Nani accompagnava il suo dispaccio delle proprie osservazioni, mettendo bene in guardia la Repubblica dal prestar orecchio alle seducenti parole del cardinale. Difatti trista sperienza le avea anche di troppo dimostrato di quante brighe, sciagure e profondo detrimento le fossero stati i suoi possedimenti di terraferma ; i tempi delle ambizioni erano passati, e con proprio danno avea appreso quale assegnamento potesse fare sulle promesse francesi. Che cosa poi volesse il cardinale, manifeétamente appariva ; mettere la Repubblica in zuffa cogli Spagnuoli, giovarsi di lei per allontanare le armi del Cattolico dalla Francia, scemarne le forze, salvo poi di sàgrific8re con una buona pace (e non era nuovo 1’ esempio) la troppo credula alleata. La Repubblica adunque seppe schivare il laccio, e il Mazarino cambiando divisamente riguardo a Napoli, diceva volere che quel regno venisse sotto la Francia, o si eleggesse in re il duca d’ Anjou, nel primo caso con un viceré, e nel secondo con un luogotenente di casa Mazarino, disegnando procacciarsi colà ad ogni evento un asilo nella burrasca che vedea addensarsi contro di lui in Francia (1). Ma intanto un tempo prezioso andava perduto, e mentre Guisa era partito da Napoli per ' volgersi all’ impresa dell’ isola di Nisita, gli Spagnuoli condotti da D. Giovanni e dal nuovo viceré conte di Onate erano entrati in Napoli. (1) Dispacci *25 febb. 1648.