438 tuto da lei attendere nè desiderare ; da tanti anni già da essa sostenersi un’ atrocissima guerra con incomportabile dispendio, con sagrifizio immenso di persone, con perdita dolorosissima di quattro capitani generali, con eroismo tale che nessuno o pochi pari conta la storia, ma senza profitto, riparando il nemico ad ogni sconfitta cogl’ inesauribili suoi mezzi ; intanto giacere interrotti i commerci, fonti delle comuni ricchezze, aggravarsi soprammodo i sudditi, trovarsi esposte alle correrie, alle ladronaie nemiche la Dalmazia e le isole, consumarsi le forze della Repubblica in una impresa in cui dall’ Europa non era ad attendersi soccorso, in cui le vittorie per quanto luminose a nulla conducevano, in cui per lo più si avevano contrarie non solo le forze dei Turchi, non solo le condizioni del resto d’ Europa, ma i venti ancora e le burrasche ! Per lo che ora, giacché dal nemico stesso veniva la prima proposizione di pace, doverlasi abbracciare ; guardarsi bene dal ridursi a termini tali da averla poi da implorare e a più gravi disonorevoli patti ; seguire 1’ esempio dei maggiori che in eguali condizioni preferir vollero al deperimento di tutto il corpo il troncamento d’ un membro ; che riserbar doveasi forse a un miglior avvenire il rifarsi dei danni presenti ; che dopo aver fatto molto per la gloria, era ormai tempo di pensare altresì alla salute propria, e non potendo abbattere il nemico doversi provvedere destramente a renderlo meno infesto e ottenere pei trattati ciò che per le armi non era possibile conseguire. » Ma diversamente opinavano i propugnatori della guerra, e tra questi il cavaliere e procuratore Giovanni Pesaro, dicendo : la proposizione appunto di pace avanzata dal vezir esser prova manifesta eh’ ei non si riprometteva di poter Oandia conquistare per la forza ; che ben vedovasi come la sua flotta ornai più non osasse presentarsi alla veneziana