412 era lontano da venir con lui ad accordo (1) ed il Parlamento stanco del dominio militare, nella seduta del 6 dicembre 1648 vi si mostrava inclinato. Carlo invece diè campo a quelli che da un pezzo macchinavano la repubblica, di trionfare ed una speciale corte di giustizia fu nominata a giudicarlo. Fu in questa occasione soltanto che egli mostrò veramente dignità e fermezza ; tre volte fu tratto al cospetto del Tribunale, e sempre ricusò di ammetterne la giurisdizione. Nella quarta, esaminati alcuni testimoni i quali pretesero provare com’ egli si fosse messo in armi contro il Parlamento, fu condannato nel capo concedendogli tre soli giorni di tempo i quali furono da lui impiegati tranquillamente in leggere, pregare e trattenersi coi figli, benché udisse di tratto in tratto il rumore degli operai che fabbricavano il palco. Alla mattina del giorno per lui estremo si alzò di buon’ ora, volle vestirsi 1’ accidente occorsogli, quando andando per la città a prender il possesso del Protettorato gli fu lanciata da una finestra una grossa pietra, qual cadendo sopra il cielo della carrozza gli penetrò vicino al capo, senza aversi mai potuto per diligenza penetrare chi l’avventasse. Vive con sempiterno sospetto, per quella ragione eh’ egli non è nato al comando, ma se lo è procurato con la desterità e con la forza. Ogni picciola unione d'uomini è capace di dargli dell’apprensione. Sono perciò proibite le commedie, il corso de’ cavalli e tutte le ricreazioni immaginabili che possono portar seco alcun benché minimo concorso di popolo, il quale perciò è tenuto in una dispiacevolissima servitù. Alle pubbliche audieuze, dove è aperto a chi vuole 1’ adito di entrare nelle sue stanze, ho osservato sopra varie porte officiali di sue guardie con la spada nuda alla mano. Vogliono che mai non dorma nella stessa camera, e che ben sovente cangi di letto per sospetto di qualche mina .... E’ però vero che si fingono ben spesso congiure per aver pretesto di assicurarsi di quelli del partito contrario, e per rinforzarsi tanto maggiormente di guardie e di milizie. Grande mortificazione riceve nel non aver posterità di spirito e d’ingegno. Due figliuoli eh’ egli tiene mancano di vivacità eguale al padre, e perciò non si cura di stabilire in eredità la sua grandezza, dubitando che la macchina non precipiti, proveduta di deboli sostegni, come quelli de’ suoi figliuoli, d’ingegno tardo e pesante ». (Alla Marciana mise. 164). (1) Macaulay, Cap. I.