604 non ad un solo cavallo o a due pedoni di fronte, tanto essendo angusta la via e tortuosa. Alla naturale fortezza del sito aggiungevasi il soccorso dell’ arte specialmente per due torri che dominavano la campagna, e impedivano agli assalitori di avvicinarsi. * Ordinò il doge di opporvi l’erezione di due forti, l’uno a destra verso i giardini per batterne col cannone i recinti, 1’ altro in faccia al ponte che metteva la piazza in comunicazione colla terraferma, e dal quale avrebbesi potuto flagellare gli abitanti, ruinare le cisterne, incendiare i magazzini delle munizioni. Ma la fortuna che avealo accompagnato come generale, l’abbandonò come doge, ed egli infermò nel-l’inverno. Il Senato nominò a surrogarlo col titolo di Proveditore generale Girolamo Cornaro generale di Dalmazia, la flotta ebbe a soffrire qualche danno dai corsari, infine il Morosini raccomandata 1’ armata al Cornaro, si vide obbligato a tornarsene a Venezia ove fu ricevuto con grandi onoranze e si praticò tutto il ceremoniale solito farsi nella elezione de’ dogi. Intanto 1’ assedio di Malvasia continuava, e assunto al pontificato Alessandro Vili, della famiglia patrizia veneziana degli Ottoboni, volse questi 1’ animo a promuovere sempre maggiormente presso alla lega la guerra contro i Turchi. Mandò a quest’ oggetto in dono al doge lo stocco ed il pileo o cappello militare solito trasmettersi dal papa ai capitani o principi vittoriosi in prò della fede, dono che presentato nella chiesa ducale di s. Marco davanti al popolo affollato e plaudente, valse a rinvigorire gli animi nella deliberazione di continuare la guerra (6 maggio 1689). Le nuove proposte di pace avanzate dalla Porta furono dunque rigettate, ma cominciava ad apparire che l’imperatore, desideroso di opporre tutte le sue forze alla invasione dei Francesi in Alemagna, non si mostrasse affatto re-