378 all’ assalto. Già il cannone per la troppa vicinanza più non serviva ai Veneziani, i quali pur difendevansi come leoni a corpo a corpo, e coi fuochi artifiziati incendiando le navi nemiche per modo le spaventavano, che ornai più non osando di avvicinarsi, si contentavano di cercar di lontano colle cannonate di mandar a fondo il tremendo vascello. Tuttavia alcuni più temerarii si attentarono alla fine di abbordarlo spin-gendovisi innanzi a colpi di sciabola, e un turco aggrappatosi alla finestra della camera del capitano, scaricò l’archibugio, e la palla passando fuori della porta fracassò al Morosini la testa. Cadde morto il valoroso, ma i suoi non perciò inviliti, anzi accesi vieppiù dal desiderio di vendicarlo, ostinatamente continuavano nella meravigliosa difesa, nè questa rallentavasi neppur quando alcuni turchi arrampicatisi agli alberi, abbattendone l’insegna di s. Marco, quella vi piantavano della mezzaluna. Intanto il capitano generale Gri-mani, uscito al primo udir tuonare il cannone, avviavasi al soccorso, e i Turchi al suo avvicinamento, perduto già il loro generale Mussa e molto scemati di numero, allargandosi, lasciarono finalmente la nave del Morosini sconquassata, ma senza aver potuto insignorirsene ; esempio, direi, di un quasi sovraumano valore. Il Grimani, costretti i Turchi che vi erano entrati ad arrendersi a discrezione, rialzata la bandiera di s. Marco, si ritrasse in Candia per ristorare 1’ armata. Il Senato ricompensò degnamente i superstiti, ordinò pubblici funerali al Morosini (1), chiamò il precedente generale Giovanni Cappello a render conto di sè nelle carceri, benché poi fosse assoluto. Ibrahim sultano invece infuriava, e non potendo darsi pace che una sola nave avesse potuto recar tanto flagello ai suoi, vendicavasi col confiscare i beni agli eredi del morto (1) Grandi funerali fattigli a Venezia, tutte le botteghe erano addobbate a nero. Cod. CCXI, p. 99 alla Marciana.