267 bricati, pregando anzi il re Cattolico il papa di demolirli subito (1). Tutto qiresto erasi fatto senza partecipazione alcuna della Repubblica, e fu solo il 20 marzo che Schomberg recatosi all’ abitazione del Contarmi, e ridottisi insieme, gli disse avergli a comunicare la più strana novella, cioè dell’arbitrio presosi dal Fargis, dello sdegno che il re ne avea concepito, e che si raccoglierebbe il Consiglio col princice di Piemonte per deliberare sul da farsi. Al che rispose il Contarini esser la cosa di molta importanza e poter derivarne gravissime conseguenze, grande essendo 1’ offesa fatta ai collegati, che il ministro meritava severa punizione, e che speravasi Sua Maestà vorrebbe provvedere al pregiudizio della causa comune (2). Da Spagna scriveva 1’ ambasciatore Moro, che la pace era stata conchiusa dalle due Corone, ridendosi ognuno della burla fatta alla Repubblica. Crescevano tanto più le lagnanze del Contarini, il quale diceva esser questo un mancamento di fede, che avendo egli chiaramente fatto intendere per 1’ addietro sospettare forte vi fossero segreti maneggi, gli era stato solennemente assicurato che nulla v’era, e nulla si farebbe senza la partecipazione della Repubblica, e che siccome Sua Maestà diceva aver fatto Fargis di sua testa, e eh’ era un pazzo, doveva punirlo, e stracciare il capitolato, essendo un articolo della lega conclusa, che nessuna delle parti potesse patteggiare senza il concorso dell’ altre (3). Ingiungevagli quindi il Senato dovesse assolutamente insistere sulla modificazione degli articoli, e chiamarvi a parte i Collegati, che quanto ai Prigioni badasse a non lasciarli eludere nel punto della loro libertà mediante la deposizione dei forti in mano d’altri, nè (1) Commem. XXXIII. (2) 20 Marzo 1626. Annali. All’archivio generale. (3) 21 Ib.