102 degli Uscocchi continuando ad essere fomite di disgusto coll’arciduca Ferdinando, dava motivi ad ostilità ed incursioni dall’una parte e dall’ altra. Così mentre gli arciducali penetravano qua e colà nel Friuli, i Veneziani correvano dal canto loro nelle terre dell’Arciduca e mettevano l’assedio a Trieste, ma con poco frutto, poiché la città veniva vettovagliata dalla parte di Monfalcone (1) ; miglior fortuna avevano nell’Istria, ove il generale Córso Pompeo Giustiniani, occupata Fara alla metà di febbraio, disegnava prender Gradisca, difesa dal governatore Strasoldo. Sebbene le genti del Traut-mansdorf infestassero il campo, erano pervenuti i Veneziani ad alzare le batterie ed avanzare cogli approcci, e si affaticavano a minar le muraglie, quando sorpresi da una sortita di difensori, andarono in iscompigliata fuga. Tornarono però all’impresa, infine vedendo il Giustiniani non poter per questa via riuscire, designò stringere vieppiù 1’ assedio. Così stavano le cose, quando l’imperatore, il papa ed altri ministri di principi s’interposero per la pace, e profittando dell’ occasione, che i movimenti sospetti dalla parte degli Spagnuoli ai confini del Milanese, facevano ritirare una porzione delle genti veneziane dal Friuli, ottennero che la Repubblica acconsentisse a levare l’assedio di Gradisca (2) per dar luogo alle trattative. Ma gli effetti non corrisposero all’ aspettazione, anzi nuova guerra pareva prossima ad accendersi anche tra il duca di Savoia e gli Spagnuoli, i quali usavano di troppa arroganza contro quel duca, che, di spiriti alteri, non era fatto per sopportare paziente-mente 1’ altrui comando. Le cose ancor più s’ inasprirono quando richiamato l’Inojosa (Gio. Mendozza) :fu mandato al governo di Milano D. Pietro di Toledo, giovane signore, di fervidi consigli, che molto alto sentiva della dignità di (1) Secreta 24 genn. 1614?15, p. 201. (2) Lett. al .Residente in Torino 2 marzo 1616, Secreta, p. 68.