69 stere, ma tornando sulla faccenda dell’esame del Patriarca, disse : « abbiatn desiderio di compiacere quelli signori e vorressimo essere in istato libero di poter fare ogni grazia, ma mentre le cose passano di questa maniera, come dis-simo a Y. E., è che vogliono essere non pur uguali ma superiori ; e si direbbe ben davvero questo è un buon papa. Signori, noi siam posti a sindacato, et tanquam signum ad ad sagittam (1) ; si cacciano via frati, si tengono cavalieri di Malta prigioni, si fa ogni giorno peggio ; dicemo come padre, sia ricevuto in bene : Deus est longanimus et patiens ma alle volte quando pensiamo lontano il flagello, egli è vicino ; si facci più capitale della dignità et reputatione della Santa Sede » (2). E in così dire insisteva per l’esame del Yendramin ; l’ambasciatore rimetteva in campo, come al solito gli antichi privilegi, le consuetudini ; infine fu pur uopo venire anche in questo ad un accordo e la Repubblica permettendo per questa sola volta 1’ andata a Roma del patriarca, otteneva la promessa che per l’avvenire più non se ne parlerebbe. Difatti il 9 gennaio 1609 il Cardinal Borghese scriveva la seguente lettera al Nunzio Apostolico in Yenezia (2). « Quando la Serenissima Repubblica di Yenezia rimova l’impedimento alla persona del sig. Francesco Ven-dramin eletto e nominato da lei al patriarcato di quella città (lj Dispacci Contarmi. (2) Avendo il Consiglio di Dieci ordinato si chiudessero le chiese a notte per evitare scandali che in esse succedevano e si limitasse l’eccessivo suonar delle campane, il papa ebbe a dire al Contarini : Sig. ambasciatore volemo farle sapere che con nostro grandissimo dispiacere intendiamo che i signori capi di X vogliono diventar sacristani poiché comandano alli parocchiani che all’ave-maria serrino le porte delle chiese e a certe ore non sonino le campane, questo è proprio officio del sacrestano. Dispacci 29 die. 1608 e Deliberaziani Roma 3 genn. 1608/9. (8ì Commemoriali XXVII. (4) Gli fu fatto un leggerissimo esame solo per la forma. Disp. Contarini.