Repubblica di Venezia, e il Senato rispondeva al suo residente cav. Cesare Mosti (1) : molto dispiacergli le mosse del governatore di Milano, aver la Repubblica messo in opera ogni possibile mezzo per indurre il duca di Savoia ad un ragionevole componimento, nè essendo questo riuscito, non potevasi se non lodare la risoluzione presa dal duca di difendere il proprio Stato, non lasciando intanto la Repubblica d’interporre i suoi buoni ufficii in Spagna e Germania. Venivano da questa commissarii imperiali per prendere ad esame la questione, ma continuando il Gonza-les sotto i loro occhi a battere Casale, ben si vedeva che al buon volere di Cesare mal corrispondevano gli effetti, e la Repubblica scriveva al suo segretario residente alla corte imperiale d’indagare diligentemente i pensieri di quella Corte, e quali fossero i segreti maneggi e trattati, poiché sebbene i ministri e lo stesso "Wallenstein assicurassero che non verrebbero in Italia truppe alemanne, crescevano però i sospetti da un colloquio avuto col ministro Echenberg e dal contegno degli stéssi commissarii, i quali aveano fatto intendere al duca di Mantova che dovesse fra quindici giorni consegnare gli Stati, e intimato, a Casale che dovesse arrendersi (2). Vedeva dunque il Senato sempre farsi maggiore la necessità di soccorrere il duca di Mantova e al suo ambasciatore marchese di Pomaro rispondeva (3), mostrarsi dispostissima la Repubblica ad entrare in una lega con Francia e col papa, e che giunti che fossero i Francesi in Italia, essa darebbe convenienti sussidii di danaro ; sborsavagli anzi fin d’ allora venticinque mila ducati ; soccorsi di truppe però non poteva mandargli nella condizione presente, mentre sarebbe un arrischiare all’ aperta le cose proprie, e de- (1) Secreta 18 marzo 1628, p. 20. (?) 13 maggio e 10 giugno. \P) 20 luglio.