889 role, s* affacciò alla finestra e le fece dire che le havrebbe data ogni sodisfatione ; e gridando essa gente di non voler gabelle, e di non esser di meno de’ Siciliani, che se n’erano esentati, le furono gettati viglietti dalla medesima finestra, col mezzo dei quali prometteva Sua Eccellenza sollevarla, ma volendone essa 1’ effettiva essenza, mostrando di non restare contenta, ingrossandosi sempre più la turba di persone di maggior età, sebbene delli più infimi della plebe, s’avanzarono al corpo di guardia della militia spagnuola, che non facendo, dicono d’ordine del signor Viceré, alcuna resistenza, cesse subito col gettar delle armi, onde, montato il popolo le scale del palazzo, s’internò nelle stanze del signor Viceré, che vedendosi in pericolo della vita procurò il suo scampo col calare da una scala segreta verso le stalle, mentre lo stesso popolo era intento a gettar per isprezzo tutt’i mobili, e suppellettili dalle finestre, senza alcun riguardo a qual si sia cosa immaginabile, e rompendo da basso le vetriate dello stesso palazzo. Crescendo sempre più la tumultuazione, stimò Sua Eccellenza buon consiglio di mettersi in sicuro dentro il convento dei Padri di san Francesco di Paola, dirimpetto allo stesso palazzo. Montata per ciò a tal fine in una ordinaria carrozza col principe di Ascoli, col conte di Conversano et con alcun altro, cam-minava a quella volta ; quando, osservato sopra la piazza dalla turba, uno di que’ scalzi del popolo, fatto fermare la carrozza vi si pose dentro, ed avventatosi addosso al signor ^ icerè, lo afferrò, dicono, nel crine e nel petto, e protestò di ucciderlo se non levava le gabelle. Dategli buone e cortesi parole, e promesso di sodisfare alle istanze del popolo, e dispensata qualche somma di zecchini, gettati tra quella gente, fu quasi di peso Sua Eccellenza portata da que’ cavalieri dentro il detto monasterio, mentre, arrivato il cardinale arcivescovo, andava persuadendo esso popolo a