489 di tre tiri di cannone si mossero le genti veneziane in due squadroni, accostandosi il tenente generale Giovanni Luigi Magnanini chetamente per un vallone alla destra de’ nemici, mentre la massa maggiore si avvicinava alla sinistra del loro campo, e 1’ assalto fu si improvviso e sì ben diretto ohe i Turchi si diedero a precipitosa fuga lasciando in potestà dei vincitori sei cannoni di bronzo, copiose munizioni di armi e di viveri, tende e bandiere. Molti raggiunti nella fuga da un corpo di cavalleria che si mise sul-i’inseguirli, perdettero la vita. Non pertanto la città resisteva, e sebbene respingesse ancora un assalto, tante furono le ruine, tante le morti, che fu costretta alzare la bandiera bianca. Furono intavolati i patti di resa, ma mentre questi si discutevano, avendo un cannone, fosse a caso o per un atto di disperazione dei Turchi, fatto una scarica che colpì alcuni soldati veneziani, gli altri superata ogni resistenza, penetrarono nella città, e vi fecero orrendo macello. Facile conquista offrirono dopo la caduta di Corone, i castelli di Zernata, Calamata, Chialafa ed altri ; tutta la Maina era assoggettata, e Lorenzo Yeniero fu destinato a quel governo. Nel tempo stesso le armi cesaree continuavano i loro trionfi nell’ Ungheria, l’impero ottomano versava in grande pericolo, e il nuovo anno si preparava a portargli nuove sciagure. Imperciocché tenuto dal Morosini consiglio di guerra 1686. a santa Maura col conte Ottone Guglielmo di Konigsmark svedese entrato al servigio della Repubblica con diciotto mila ducati di stipendio, quattro imprese venivano in deliberazione, quelle cioè di Candia. di Scio, di Negroponte e di Mo-rea. Prevalsero le opinioni per quest’ultima, e Navarino fu designata come prima piazza da assalirsi. Colà dunque portate le armi, Zonchio o Navarino vecchio si arrese alla prima intimazione, non così Navarino nuovo che fece prima Vol. VII, 02