231 volle sempre gelosamente riserbarsi, pei quadri rappresentanti i fatti di Alessandro III a Venezia, che con relativa iscrizione esistevano nel Palazzo del Vaticano, e che il papa avea fatto improvvisamente togliere. Il Senato scrisse al suo ambasciatore a Roma che fattane fare esattissima copia, quelle pitture esponesse nella sala più cospicua del suo palazzo di s. Marco, nè ristava dall’insistere perchè nel Vaticano fossero rimesse, era anzi prossima a derivarne piena rottura col richiamo dell’ ambasciatore, quando morto Urbano Vili, Innocenzo X che gli successe fece spontaneamente restituire i quadri a loro luogo, e così la controversia fu sopita, come altra ancora pel console veneziano in Ancona, il cui zelo nel proteggere il commercio del suo Governo, avea dato motivo a grandi disgusti tra le Corti di Roma e di Venezia. Parecchie proposte dei Correttori erano intanto state adottate, come quelle relative all’elezione dei secretarii, alla concessione dei salvo-condotti, all’ abolizione dell’ autorità da lungo tempo esercitata dal Consiglio dei Dieci nel revocare i decreti del Maggior Consiglio non legali a particolari condizioni e strettezze di voti. Ma quando si venne al punto di conservare al Consiglio la piena ed assoluta autorità di giudizio sopra i patrizii nelle cause criminali, con facoltà ancora di trasmettere ad altri magistrati i casi minori, si levò di nuovo grande strepito e veemente opposizione, a calmar la quale prese a parlare il correttore Batista Nani (1), dimostrando che ciò che si proponeva era con particolar oggetto della dignità e della sicurezza dei nobili, che andava congiunto con la ragion di Stato, con l’interesse della giustizia ; che già erano state levate diverse materie al Consiglio dei Dieci, come i casi atroci della cittì) Cod. CDVIII, cl. VII, Marciana. Nella Storia del Nani, t. II, Libro VII, il discorso del Nani è più oratorio, ma meno preciso.