571 che molto ben conosce quanto sii perniciosa. È restata anche S. S. disgustatissima della licentia data ai Gesuiti, et de veder che non si serva l’interdetto, come dice l’Arrigone, che era ragionevole ; nè deve tollerarsi, poiché dato che la scomunica fosse ingiusta, nondimeno l’interdicere etiam sine causa quia habet clavi legandi, che non vi è dubbio alcuno, et perciò stimola che non si debba sopportar, perchè così appresso i principi perderà 1’ autorità papale la maggior arma che abbia con poca gloria del nome del papa, per il che questo negozio diventa tanto duro e violento che per necessità sarà labile. Et perciò si ritrova Sua Beatitudine collocato tra tali estremi, come si vede, che non sa in modo alcuno come sbrigarsene augurandosi di aver il tutto dissimulato, come dicono li papalini, e d’ essersi al più presto insognato che operato. Da una parte piacendogli e parendogli bella cosa 1’ esser papa et viver lungamente nell’ imperio, et accomodar la casa sua, et come lo scongiurano i parenti ; dall’ altro canto venendo stimolato da molti e dal desiderio d’ esser obedito e mostrandosi principe grande render il suo nome glorioso et non dimostrarsi incostante et imprudente, et del non supportar pregiuditio a questa santa Sede et acquistar nome di perturbator di pace et autor della rovina d’Italia, come di tutto vien qui discorso. Niuna delle quali cose vedendo corrispondere al suo detio, or s’agghiaccia, or s’ infiamma temendo talor che la navicella non urti in qualche scoglio che gli apporti pericoli di naufragio. Benché non manchi di scacciarsi dalla mente queste nuvole, con dire che questi scandoli, conculcationi et perturbationi le riconosce dalla divina provvidenza et dispositione acciò ne raccolghi finalmente maggior merito. Non ci è certezza che si processi contro il Ssmo Padre, ma si ha che si attende tra questi dottori per dar risposta alle let-