811 Ferdinando trovavasi in una condizione difficilissima, e il suo proprio sentimento e i consigli del "Wallenstein lo persuadevano ad adoperare contro la Dieta la forza. Ma era troppo tardi. La Spagna, senza volere, avea salvato la Germania, spingendo l’imperatore alla guerra d’Italia, per cui una gran parte dell’ esercito imperiale era ritenuto in Lombardia, occupato di quella conquista di Mantova che dovea costar sì cara a Ferdinando ; altre truppe combattevano contro Gustavo Adolfo nella Pomerania, e in tale stato di cose la nemicizia dichiarata di Massimiliano di Baviera avrebbe potuto perderlo. Stimò quindi meglio cedere pel momento, sacrificò "Wallenstein spogliandolo del comando, che conferì in vece sua al vecchio generale della lega cattolica il conte di Tilly (sett. 1630), mostrò entrare per compiacere gli Elettori in un trattato di accomodamento colla Francia che avea mandato a Ratisbona Leone di Brulart accompagnato dal famoso padre Giuseppe, agente confidenziale e braccio destro, come diremmo, di Richelieu. Dopo lunghi maneggi fu per intanto stabilita una sospensione d’ armi fino ai quindici di ottobre, ma senza nominarvi la Repubblica veneta. Laonde chiamato il 28 settembre l’ambasciatore Avaux nel Collegio gliene furono fatte giuste lagnanze, mostrando com’ essa dopo tanti sagrifizii rimaneva così abbandonata ed esposta sola a tutta la collera degl’ Imperiali, confidare però nella giustizia e lealtà del re che non avrebbe lasciato di farla includere nominatamente nella pace, certa cosa essendo, gli si diceva, che la caduta di Mantova non era seguita nè per colpa de’ Veneziani, nè per mancamento delle loro milizie e dei loro aiuti, come ben dimostravano anche le pubblicazioni a stampa, fatte dagli stessi Austriaci (1). (1) Corti, 28 sett. 1630, pag. 21 e 40 t.°