478 fermati ad uno ad uno nel Maggior Consiglio. Si potè sapere fuor di palazzo che ventotto di essi erano amici o aderenti del Sagredo, onde teneva ognuno sicura la sua nomina, e già cominciavano le congratulazioni, la sua casa si empiva di parenti, amici e clienti, ma il domani mentre il Consiglio adu-navasi per la ballottazione dei quarantuno, ecco insorgere tumulto nel popolo e grida che non si voleva il Sagredo. Fu probabilmente maneggio dei competitori, i quali riconoscevano e a buon diritto in quella elezione non il favore della fortuna o meriti tanto eminenti da guadagnarsi il generale favore (1), ma piuttosto il maneggio secreto, che sapeva superare perfino tutti gli ostacoli della complicata ballottazione. Perciò il Maggior Consiglio, avendo facilmente il mezzo di contentare il popolo e insieme la giustizia, riprovò i quarantuno, e invitò gli undici che li avevano eletti a fare nuova elezione (2). Ottimo provvedimento era questo della repubblica veneta, pel quale rifiutando' i propri voti all’ individuo, e perfino ad un intero magistrato, come più (1) Cicogna, Iscr. ven. V, 165. (2) Le altre cause che oltre ai maneggi dei competitori concorsero a far escludere il Sagredo, si leggono in un opuscolo inedito nella miscellanea Cicogna num. 104, intitolato, Semi della guerra, autore Andrea Contarini che viveva circa alla metà del secolo XVII. Secondo quel codice, Pietro Sagredo savio di Terraferma, figlio del nostro Giovanni, sarebbe stato processato per aver preso danari al fine di favorire i partitanti (appaltatori) del Dazio del vino, e condannato in prigione serrata alla luce per anni quattro ; ma vi stette soli otto mesi. Giovanni, dicevasi, era stato mandato a Parigi per ¡spendere quel molto di che, come cassiere del Collegio, s’era approfittato nei primi anni della guerra ottomana. Fatto poi procuratore di s. Marco avrebbe proceduto con tale ristrettezza, che più perde nell’ opinione del popolo, di quello che acquistasse nel concetto universale del mondo ; pure anziché ad avarizia, si era attribuita a ri-strettezza di fortuna la sua parsimonia. Memore che un astrologo in Francia gli avea predetto che in sei mesi sarebbe divenuto e Procuratore e Principe nella sua patria, adoperò ogni sforzo per non lasciar cadere in bugia 1’ astrologo. Quindi trovandosi in sconcerto la sua casa, ebbe ricorso a’ parenti, agli amici per radunar danari. Gliene diede quel Francesco Morosiui che egli aveva sì eloquentemente difeso.