537 sulta i principali negozianti della piazza (1) tanto sudditi quanto esteri per ricavare da essi le vere cause clie potevano aver divertito il traffico, e promosso i pregiudizii che esso a quel tempo soffriva, interrogarli su quanto si potesse fare per restituirlo alla possibile maggior prosperità, informarsi di ciò che praticavasi nelle altre scale d’Italia e fuori, ove appariva tanto ubertoso, a quali dazi e gravezze soggiacessero colà le merci ecc. Raccomandava il Senato alla stessa giunta di ritirare col mezzo dei rappresentanti e ministri della Repubblica alle varie corti e scale le stesse informazioni, e ricercare se i presenti danni potessero derivare anche da quanto si praticava nelle altre piazze. Dirigessero special attenzione al modo di richiamare a Venezia 1’ affluenza dei navigli che facevano il commercio di sottovento (2). In conseguenza di codeste disposizioni furono (1) Fra i consultati fu il negoziante Simon Griogalli il quale dopo aver ricordato la preponderanza ottenuta dagli Inglesi e Olandesi con grande assennatezza scriveva : « sicché (piacesse Dio eli’ io m’ingannassi !) credo totalmente impossibile trovarvi rimedio che si contassi al bisogno per restituire la floridezza alla navigatione venetiana. Pertanto stimarei regola di buona prudenza che se non è possibile l’ot-teaersi quel sollievo grande che si vorrebbe d’ abbondanza e floridezza di navigatione almeno non si trascuri o s’ impedisca quello eli’ è possibile nella congiontura de’ tempi presenti. E per parlare più distinto replico con sommo mio dispiacere, poco esservi da sperare circa al miglioramento della navigatione venetiana e di più temo che tutti li decreti fatti e da farsi in favore dell» navi venete e contro le forastiere che praticano questo porto, possano notabilmente nuocere a quel traffico che si potrebbe mantenere in questa città nei tempi correnti. Parerebbe dunque ottima risolutione il ridurre le cose in stato che ancora le navi forestiere potessero praticare questo porto senza aggravio, concedendosi che con libertà negotii chi sa e chi può nego-tiare, dovendosi il bene pubblico tanto gradire da sudditi quanto da forastieri »... Belle parole e che predicano di nuovo quella libertà di commercio, già invocata dalla scrittura dei savii alla mercanzia fino dal . . . (vedi t. VI, p. 434 di questa storia) e ciò tanto tempo avanti il Bardini. Sciaguratamente a ciò che suggeriva con tanta assennatezza, il senso pratico, opponevasi l’inveterata abitudine e la falsa politica delle mezze misure. La lettera del Giogalli fu pubblicata dal cav. Cicogna nel 1856. (2) 15 Luglio 1671 Capitolare cinque Savi alla Mercanzia N. 9. Vol. VII. 68