336 La Repubblica era in questa bisogna del comporre le parti, operosissima, vi si adoperavano pure la Francia e la Spagna ma con opposte intenzioni, cercando 1’ una e l’altra mandar ad effetto una lega dei principi italiani in proprio favore. Avea allora la Francia la superiorità, lo che vedendo il principe Tommaso di Piemonte e il fratello cardinale Maurizio, si determinarono finalmente ad accomodarsi colla cognata il 14 luglio 1642, riconoscendola in qualità di tutrice e reggente, ma con alcuna parte anch’ essi nel governo, e poi si accomodarono anche colla Francia. I maneggi di pace universale erano stati intanto interrotti da altri avvenimenti, che mettendo in imbarazzo la Spagna, facevano crescere le pretensioni dall’ una parte, le incertezze dall’ altra, e più difficoltavasi il ravvicinamento. Reggeva la Spagna ed il re con arbitrio assoluto il ministro Olivarez, detto il conte duca, pieno di pensieri ambiziosi e dell’assoluta monarchia che acquistar voleva a Filippo IV, con violazione di tutt’ i Fueros, o privilegi e patti delle varie provincie, e specialmente della Catalogna che più erane gelosa, e dalla quale appunto 1’ Olivarez contro i suoi privilegi voleva estrarre più danaro e truppe che fosse possibile. Il popolo alfine levatosi a tumulto corse ad incendiare il palazzo del viceré conte di Santa Colonna, il quale nella fuga fu trucidato. Per questo fatto stimando i Catalani chiusa ogni via al reale perdono, correndo agli estremi, alzarono la bandiera della ribellione, si crearono un proprio governo, misero a morte quanti Spagnuoli potevano avere nelle mani, e si volsero per aiuto alla Francia che avea sottomano promosso caldamente la ribellione. L’Oliva-rez, nominato il marchese di los Velez a viceré e mandatolo con buon polso di truppe contro la Catalogna, attendevano con ansietà l’esito, quando ecco succedere altra ben più tremenda rivolta nel Portogallo. Sottomesso fino