83 da sottoporsi al tesoro di s. Marco nel giorno della solenne esposizione, un panno di seta e d’oro tutto a figure lungo sette braccia da presentarsi alla chiesa di s. Marco, inoltra sei vesti in pezza, cioè tre di seta tessute d’oro e tre altre di seta leggera di varii e superbi lavori. Veniva a rinnovare e vieppiù restringere 1’ antica amicizia, animar il commercio e far acquisto d’archibugi e altre armi (1). L’ arrivo di codesto ambasciatore a Venezia destando gelosie nel sultano, rese questo vieppiù disposto alla pace (2), onde rinnovò ed ampliò gli antichi trattati colla Repubblica. Ma continuando da una parte quell’ infesta gente degli Uscocchi, ingrossati eziandio di alcuni banditi veneziani, le loro piraterie, dall’altra anche legni piratici turchi corseggiando i mari, era difficile impegno quello di evitare le reciproche querele. Sopravvennero infine fatti sì enormi degli Uscocchi, che i Veneziani si dovettero decidere a volerla assolutamente finire con quei ladroni. Uscendo da Segna loro nido ordinario, non ostante le convenzioni esistenti fra la Repubblica e l’Austria, corsero sul territorio ottomano, vi fecero grossa preda e la trasportarono alle case loro passando per Sebenico, appartenente ai Veneziani, insultando per tutto ove passavano le isole, le borgate, gli abitanti, alzando trofei delle spoglie turchesche, con non poco sdegno del sultano, che altamente minacciava la Repubblica e facevasi intendere che se essa non potesse o non volesse metter freno a tanto disordine, vi si adoprerebbero i suoi turchi (3). Mandava quindi la Repubblica nuove forze nell’Adriatico ed ordine ai suoi capitani di perseguitare aspramente (1) Commemoriali, Libro Ceremoniali e Secreta. (2) Commemoriali dal 1604 al 1623, p. 11. Ivi leggesi il trattato presentato dall’ ambasciatore Mocenigo il 9 marzo 1605. (3) Morosini, Storia Veneziana, V, 79.