296 le proposizioni che si mettevano innanzi, non erano se non per guadagnar tempo (1). Difatti gli Alemanni continuavano a discendere iu maggior numero sotto gli ordini del Collalto ; occupavano alcuni luoghi non solo del Mantovano ma anche dei Veneziani, e ad onta degli sforzi di questi si avanzarono fin sotto Mantova. Fatto venire l’ambasciatore francese in Collegio (2), gli rappresentavano i Savii lo stato disperato di quella città, aver fatto la Repubblica quanto le era stato possibile, e molto al di là di quanto 1’ obbligassero i trattati, tanto che se anche dalla parte di Francia fossero stati mandati gli opportuni e necessarii soccorsi, le cose non si sarebbero ridotte al mal termine in cui si trovavano. Ma così piace di permettere, continuavano, a chi regge il tutto. L’ aver noi tante volte predetto quello che doveva seguire, avvertito che le trattazioni erano tutte artifiziose, sollecitata di continuo e vivamente e replicata-mente la celerità dei potenti soccorsi di Francia, non avendo mai potuto giovare per conseguire gli eiìetti tante volte promessi, non sappiamo a che debba servire il più ripetere e aggiunger altro. Almeno ci serve di consolazione presso la prudenza di Sua Maestà l’aver detto, operato e predetto sempre con libero e sincero cuore la verità, conservando pur anco la confidenza nelle subite potenti mosse e aiuti di quell’ amplissimo regno. E persistendo tuttavia nel fare ogni sforzo per togliere dalle mani degli Spagnuoli 1’ agognata preda, i Veneziani non iscoraggiati dall’ aver il duca ceduto il borgo s. Giorgio e dalla perdita di Goito (3), facevano penetrare nuovi rinforzi in Mantova (4). Pareva pur tuttavia che (1) 4 marzo 1680, Secreta. (2) 31 ott. 1629, p. 245. (3) Lett. al Prov. generale 24 nov., p. 321. (4) 11 die. 1629, Lett. al Businello residente in Mantova, p. 36.