135 a Venezia e che vi avea molte intelligenze. Così era una complicazione di trame, di disegni, di spionaggi, di rivelazioni, da produrre soltanto sospetti, incertezze, senza poter distinguere quale nè dove fosse la verità. Intanto il Consiglio de’ Dieci rinnovava il 1.° maggio gli ordini al capitano generale da mare di star bene sulle guardie e di fortificare Corfù (1), a cui accennavano gli ultimi avvisi del Drusi, quando finalmente potè aver nelle mani tutto il filo della congiura. Era venuto 1’ anno innanzi a Venezia, Baldassare Ju-ven nativo di Grenoble nipote del maresciallo Lesdiguières, per offrire alla Repubblica di condurre al suo soldo una compagnia di trecento soldati (2), e andò presentarsi al-1’ ambasciatore di Francia Leon Bruslart, con una lettera di raccomandazione di suo zio. L’ambasciatore, letta eh’ ebbe la lettera, si mise a ridere e gli disse : « Ah ei mi dice qui dentro troppo male di voi perchè abbiate a servire questa Repubblica; sono Pantaloni e non meritano pari vostri al loro servigio, mentre non vogliono gente onorata nè uomini che sappiano il mestiero, ma qualche bardassoni e camerieri, sicché tornatevene via, molto dolendomi che un gentiluomo par vostro e della vostra casata sia venuto a servire a questa gente che non terrà alcun conto di voi, e farà come a Monsieur de Menetu, che ha menato qua dei soldati ed ha speso migliaia di scudi e si sono poi burlati di lui. Se avete bisogno di danaro, ve ne darò per andar in qualche altro luogo a far la guerra, se volete, dove sarete meglio veduto che qui, perchè qui vi faranno andar tanto alla lunga e poi si burleranno di voi, e fatemi questo piacere non restate qui». Rispondendo però Juven che era (1) Secreta Senato, p. 97. (2) Sua dichiarazione davanti agl’ Inquisitori di Stato 10 ott. 1G18 nelle Comunicate. Mancano in Éanke questi particolari.