7 di Vervins avea lasciata indecisa la questione, rimettendola nell’ arbitrato del papa. Sponevano il re di Francia e il duca di Savója le loro ragioni ; inoltre quest’ultimo credendo meglio raggiungere il suo scopo, si recò in persona con pomposa comitiva in Francia ove fu con egual pompa ricevuto, e mise in opera tutto il suo ingegno, tutte le arti possibili per acquistarsi partigiani, e far ismuovere il re dalle sue pretensioni. Ma Enrico non voleva piegare a niun patto, e Carlo Emanuele si ritornò ne’ suoi Stati molto scontento e ravvolgendo nella mente inquieta e torbida nuovi pensieri, volendo giungere per qualunque modo si fosse all’ agognato possesso. Ornai altro partito non gli restando se non la guerra, ei si rivolse a Spagna, avendo in animo di valersi d’ una potenza contro 1’ altra, senza farsi servo d’ alcuna. Così le armi spagnuole vennero a scontrarsi colle francesi, le quali a principio non mettevano buon frutto, venduto com’era al duca il loro capitano Biron, che poi scoperto reo di cospirazione, finì la sua vita sopra un palco. Ma succedutogli il Lesdiguières le cose mutarono aspetto, e già Carlo Emanuele trovavasi ridotto nella dura alternativa o di cedere ai Francesi o di darsi in mano degli Spagnuoli che sotto 1’ aspetto di protettori già la facevano da padroni. Il pericolo che minacciava Italia d’una nuova calata di Francesi e d’ un incendio di guerra ancor maggiore mosse più che mai il papa ad incaricare il suo legato cardinale Aldo-brandini di mettere ogni studio, ogn’ impegno a ridurre le due parti ad un accomodamento, il quale infatti fu finalmente conchiuso a Lione nel febbraio del 1601 restando il marchesato di Saluzzo al duca di Savoja, mentre questo in cambio cedeva alla Francia la Bressa ed altre terre per modo di avere da quella parte per confine il Rodano. Di questo trattato molto ebbero a dolersi gl’italiani, poiché