85 diritto eh’ essa vantava su quel mare, non vedevano di mal occhio quei pirati e le angustie in che mettevano la Repubblica, onde l’invio d’ ordini e commissarii era più per salvare le apparenze, che per conseguire veramente 1’ effetto. Laonde i Veneziani vedendo che per quella via nulla potevasi conseguire, si determinarono finalmente a farsi giustizia da sè ; 1’ Austria se ne adontava come d’ingiuria fatta alla sua dignità, e tutto pareva dover condurre ad una guerra aperta. Nelle contingenze che si preparavano, naturale alleato presentavasi a primo aspetto la Francia, alla quale la Repubblica era stata per tanti anni sì intimamente unita, e recato avea non lievi vantaggi nel tempo delle guerre religiose e durante il regno di Enrico IV. Ma dopo la morte di Enrico per mano dell’assassino Ravaillac si erano in quel regno profondamente mutate le cose. Le prime notizie di quel grande avvenimento giunsero a Venezia dalla parte dell’ ambasciatore Gregorio Barbarigo a Torino e subito dopo Antonio Foscarini, allora ambasciatore a Parigi, scriveva il dì 14 maggio 1610 : « Un’ ora fa è stato ferito il re nella strada detta di s. Dionigi di due ferite da un uomo di statura grande il quale fu fatto immediate prigione ; la qualità delle ferite non si sa, alcuni dicono che sian gravi e mortali, et altri affermano sian leggieri. Il Louvre è fermato con gran guardie. Tutto Parigi è in armi, e in tutti gli ordini e qualità di uomini si scopre un acerbissimo dolore accompagnato da tutte quelle più efficaci dimostrazioni di vivo sentimento che possino trovarsi in fedelissimi sudditi di ottimo e perfettissimo pren-cipe. Li duchi di Ghisa, Pernon et altri sono stati immediate a cavallo come ha fatto tutta la nobiltà. Il Parlamento, il Consiglio di Stato sono al palazzo del Louvre. Questo tanto scrivo in gran fretta alle EE. VV. essendomi detto