nell’ esentare dalla decima quegl’individui e quegli ordini pei quali il papa avea ciò domandato, sebbene con non lieve pregiudizio delle pubbliche rendite (1). Insorti poi que’ sospetti movimenti di Spagna, e quindi il bisogno di nuovi e dispendiosi provvedimenti, in ispecialità per le fortificazioni dei confini, il Senato volse l’animo a restaurare quelle di Brescia e gettò a tale oggetto una imposta sui cittadini. Mandarono allora questi un’ ambasciata a Venezia, domandando che alla spesa si facesse contribuire anche il clero della città e del territorio. Il partito clericale, cominciando di ciò ad agitarsi, dava eccitamento a libelli e a minaccie di negare l’assoluzione a quei cittadini che avessero consentito alla richiesta fatta dalla deputazione, laonde il Senato si vide costretto di scrivere al capitano di quella città : facesse diligente inchiesta degli autori di siffatte mene sediziose e ne manifestasse la dispiacenza al vescovo, molto dolendosi la Signoria di tali novità « per causa spetial-mente così giusta e necessaria com’ è la contributione del clero solita in tutto il Stato nostro et in ogni altro luogo ancora, non avendo esso clero alcuna occasione di dolersi, poiché è stato citato, et se fusse comparso, quando fossero state da noi giudicate buone le sue ragioni, non gli ha-veressimo mancato di quella giustitia, che siamo sempre soliti di fare su ogni sorta di persone (2) ». La stessa cosa avea risposto il doge Marino G-rimani due giorni prima al nunzio apostolico, venuto a far lagnanze in Collegio per quelle contribuzioni del clero di Brescia, dicendo che il papa nel concedere le decime avea inteso per questo supplire a tutto quanto potesse venir richiesto dal clero (3) in materia di gravezze. Rappresentavagli (1) Deliberazioni Roma 1 marzo 1603. (2) Ib. 8 apr. 1604. (3) Esposizioni Roma 6 aprile 1604.