101 questi 1’ ombrello, il doppiere acceso, le trombe e gli stendardi, da cni erano accompagnati allorché comparivano in pubblico. In certi giorni solenni il doge dava la benedizione al popolo (1) e mostravasi pubblicamente : per lui altresì pre-gavasi nelle chiese secondo la formula greca. Una parte del coro intuonava : Esaudisci, o Cristo, esaudisci, o Cristo, Cristo regna, Cristo vince, Cristo impera. E 1’ altra rispondeva : Al serenissimo ed eccellentissimo principe e signor nostro graziosissimo N. N. per la grazia di Dio inclito Duce di Venezia, salute, onore, vita e perenne vittoria. Anche nei funerali si osservava un cerimoniale, parte greco, parte longobardico : il defunto doge veniva esposto nel letto di parata, circondato da una moltitudine di ceri e torce accese ; era vegliato da distinti pei'sonaggi, stavano ai suoi piedi lo scudo rovesciato, gli sproni ed altre insegne di militar cavalleria (2). Tali furono le forme (che di poi naturalmente in alcune parti mutarono) con cui fu assunto al ducato Paoluc-cio, o, come parecchi Cronisti lo chiamano, Paulucione Ana-festo (3). Approvato dal popolo e ricevuto eh’ ebbe da questo il giuramento di fedeltà, fu portato in giro sulle spalle e scalzo fino alla chiesa (4), ov’egli giurò l’osservanza delle leggi, e di adoperarsi pel bene della nazione (5). (1) Vedi nella Cronaca da Canale. Arch. St. t. Vili, A. D. Duci be-nedictione, detur prò dignitate Palatii. FI. Cornei. Eccl. Venet. (2) Filiasi VII, p. 79. (3) Dalla nomenclatura delle famiglie venlite a stabilirsi nelle isole (nella Cron. Altin. juxta Dresd. p. 101) si avrebbe a credere della famiglia Falier: Faletri de Fano venerimi, Aiuifestia nomine tippellantur. (4) Dal Cerimoniale praticato all’ elezione del doge Selvo. (5) Che i dogi giurassero 1’ osservanza delle leggi, apparisce dalla più antica promissione ducale pervenutaci, cioè quella di Enrico Dandolo 119t> Ada Veneta alla Marciana.