16 campagna, a cui andava talora aggiunto il cappuccio, opportunissimo nel verno a riparare dal freddo. Era colore favorito dei Veneti il turchino, onde tra i Romani, veneto e turchino divennero sinonimi, e le vesti anche dei Veneziani secondi fino al secolo XII (1) erano di quel colore. Ma mentre la lunga peregrinazione, il differente clima, le nuove condizioni aveano ritratto i Veneti dalle asiatiche mollezze (2), la pronunzia, distintivo pressoché indelebile delle nazioni, conservava pur sempre traccie dell’asiatica origine, le quali tanti secoli e tante vicende fino a noi non poterono tuttavia cancellare.. Il primo linguaggio dei Veneti derivar dovea dalla Siria e dalla Paflagonia, dalle quali provincie molte voci e desinenze passarono anche nella Grecia (3). Quindi sentono il greco alcune antiche denominazioni di luoghi nel Veneto (4) ed anche parecchie parole poi sempre, conservate nel veneto dialetto (5). Il carattere particolare del quale è la dolcezza, come altresì ( specialmente nei primi tempi e tuttavia in una parte del popolo ) l’abbondanza dei dittonghi finali a modo joni- (1) Sansovino, Venezia p. 400. (2) In illa Italia quae inultum adhuc nostra verecundiae, fntgn-litaiis, atque etiam nisticitatis antiquae retinet. Plin. I, epist. 9. (3) Nos quidem a barbari# plurima vocabula, Plato in Pliaed., e Strab. 1. XII: Nani Meandrius Henetos e Leucosyris profectos Trojanis in bello opem tulisse alt, inde cum Thracibus avectos sedes posuisse in Adriae sinus ángulo eos Henetos, qui expeditioni non interfuerint, Cap-padoces esse faetos. Ac videtur adstipulari huic sententiae id quod o-mnis Cappadocia quae. appropinquat a Halyn et pene Paphlagoniani porrigitur : ea utraque sermonis utitur genere vocabulisque paphlago-nicis abundat. (4) Aponon (Abano), Helicaon (ora Callaone), Zaon negli Euganei, con avanzi di antichità, e lapidi. (5) « Dalle iscrizioni scoperte ivi (nella Venezia) regnò un alfabeto e un linguaggio a parte da non confondersi coll’ etrusco . . . molte orme vi si rintracciano di antico greco meno alterato che in Etruria, molto anche vi traspare dello straniero » Lanzi. Dell’ alfabeto .etrusco, ec. Firenze 1825, t. Ili, 548,