309 di Venezia o dì Rialto. Concorsero all’ opra principalmente il doge Domenico Contarmi, il patriarca di Grado, Domenico Marengo, il vescovo d’ Olivolo, Domenico Centrando; ed al monastero crebbe poi venerazione quando vi furono trasportate le reliquie di S. Nicolò di Mira al tempo delle Crociate. Venuto a morte il doge Domenico Contarini nel 1070, g°“o'do? abbiamo da un Domenico Tino, contemporaneo, la narra-zione dei modi tenuti nell’ elezione del suo successore (1). Raccoltosi innumerabile moltitudine di quasi tutto il popolo veneziano in barelle armate sul lido d’ Olivolo, i vescovi ed il clero e con essi i monaci di S. Nicolò mandavano intanto nella vicina chiesa fervide preci al cielo, che allontanato ogni pericolo dalla cara patria, concedessele un doge conveniente a tanta dignità e grato all’ universale. Ed ecco ad un tratto levarsi massimo clamore popolare ed udirsi gridare quasi ad una voce Domenico Selvo vogliamo ed approviamo (Dominicum Silvium volumus et lau-damus). Molti nobili allora prontamente afferrandolo, 1’ alzarono sulle proprie spalle e, seguiti da numerosa turba di popolo, il portarono alla barca. Nella quale appena il Selvo fu entrato, che volle levarsi le calzamenta onde recarsi in umiltà alla chiesa di S. Marco, ove dovea essere investito della ducale dignità. Mentre la barca dirigevasi a quella volta, il Tino, che in essa trovavasi, cominciò ad intuonare il Te Deum laudaríais, altri atti di grazie e le lodi del principe. Riecheggiavano d’ ogni intorno le voci che al suo canto s’univano, acclamava il popolo col Kyrie eleison, spumeggiava fragorosa l’aequa sotto a colpi di migliaia di remi e da tutte le torri le campane sonavano a festa. (1) Dominici Tini narratio de electione Dominici Silvii ducis Vene-tiarum. Anno 1071.