816 città, si mostrò assai grato ai suoi alleati, cui fece ricchi donativi, ed il valore e la perizia nell’ arte militare, eh’ essi spiegarono in quell’ occasione, acquistarono loro nuova gloria e 1’ ammirazione degli stessi Normanni, tenuti fino allora in conto dei più destri ed arditi soldati nelle guerre marittime (1). Ma non perciò desisteva Roberto dal suo proponimento di prender Durazzo e portare più avanti ancora le sue armi. A quest’ oggetto ei s’avanzava dalla parte di terra, ed intanto ordinava che una nuova flotta e nuove truppe gli si spedissero dall’ Italia, ad onta che i Veneziani, tenendo il mare, chiudessero i passaggi ed impedissero ogni trasporto di genti e di viveri, di cui appunto sentiva grande difetto il campo normanno, afflitto inoltre da mi-cidial morbo, che vi menava molta strage. Di questa condizione di cose profittando Alessio, moveva da Costantinopoli nel mese di agosto con fioritissimo esercito e nell’ ottobre accampava sopra un colle volto verso Durazzo, a-vendo il mare a sinistra ed tm alto monte a destra. Colà attese dapprima a fortificarsi, poi chiamò a sè il Paleólogo, il quale, solo a malincuore e forzato dai ripetuti comandi del suo signore, lasciò la città da lui con tanto valore difesa. Raccolto il consiglio di guerra, il Paleólogo, siccome esperto delle militari fazioni e che ben conosceva il valore di Roberto, consigliava l’imperatore a non arrischiarsi ad una battaglia campale, ma a giovarsi dell’ abbattimento e della penuria in che si trovano i Normanni, per istringerli viemaggiormente ed obbligarli per la fame ad arrendersi. Ma non così l’imperatore ed i suoi uffiziali più giovani, i quali agognando all’ onore del- (1) . . . Gens nulla valentior ista Aequoreìs bellis, ratìumque per aequora ductu. Gugl. Apulus 1. 4.